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di Paolo Pontoniere

    Cosa c'è di più fondamentale per la vita americana della ricerca della felicità?

    Il moralista britannico John Locke, i cui scritti influenzarono profondamente i padri fondatori americani, la consideravano il fondamento della libertà personale. 

    Thomas Jefferson giudicava la ricerca della felicità come la pietra  angolare della Costituzione americana, importante thanto quanto la libertà e la vita stessa. Persino gli antichi filosofi greci Aristotele ed Epicuro pensavano che raggiungere la felicità fosse prova d’una vita ben vissuta.

Ma di recente diversi studi scientifici indicano che il valore fondamentale della felicità personale nella società moderna potrebbe essere in qualche modo sopravvalutato, a volte persino mal consigliato. Naturalmente, non c'è niente di sbagliato nella felicità in sé, ma impegnarsi per il proprio nirvana personale potrebbe danneggiare la propria salute mentale e la propria connessione con gli altri e la societa’ in generale. E dargli tanto valore come facciamo nella societa’ moderna società potrebbe produrre conseguenze inaspettate e negative , soprattutto perché la felicità nella cultura occidentale è strettamente legata al potere economico personale.

Questa ipotesi sebbene controintuitiva in America–per esempio–è supportata dai dati sulla salute pubblica che mostrano un aumento vertiginoso dei casi di depressione e delle malattie mentali ad essa correlate. 

    Ad esempio, secondo un sondaggio Gallup del marzo 2023, oltre l'80 percento degli intervistati era insoddisfatto di come stanno andando le cose negli Stati Uniti. E questo non è un dato isolato.

La think tank NORC dell'Università di Chicago nel 2020 ha rilasciato uno studio che monitorava la risposta al COVID nel quale si evidenziava che la percentuale di coloro che affermavano d’essere molto felici aveva raggiunto il minimo storico. Ed infatti, nel 2022, l'Institute for Family Studies pubblicava un rapporto che rivelava che negli USA la percentuale di coloro che si dichiaravano infelici era cresciuta dell'ottanta per cento rispetto al 2019.

    Tra i primi ricercatori a mettere in discussione la felicità ed esplorare la sua inaspettata connessione con la depressione c'è Iris Mauss, ora all'Università della California a Berkeley. Nel 2011 lei e i suoi colleghi hanno pubblicato un articolo opportunamente intitolato "The Pursuit of Happiness Can Be Lonely" (La ricerca della felicita’ puo’ essere solitaria) sulla rivista (anch'essa opportunamente chiamata) Emotion. Più le persone dichiaravano di dare valore alla felicità, più era probabile che si sentissero sole.

    Nello studio i ricercatori hanno chiesto a 206 persone di età compresa tra i 20 e i 60 anni di esaminare il rapporto tra il dare valore alla felicità e i loro sentimenti quotidiani di solitudine, chiedendo loro in che misura fossero d'accordo con affermazioni come "Dò valore alle cose nella vita solo nella misura in cui influenzano la mia felicità" e "Sono preoccupato per la mia felicità anche quando mi sento felice". Cosi’ facendo hanno scoperto che più le persone dichiarano di dare valore alla felicità, più è probabile che si sentano sole.

    Un secondo test ha esaminato l'impatto del forzare le persone a dare valore alla felicità mostrando loro articoli e film che esaltavano temi di affiliazione e intimità. I risultati sono stati valutati sia tramite autovalutazione che quantitativamente misurando i livelli di progesterone e cortisolo (ambedue ormoni dello stress), nella loro saliva. La prova ha dimostrato che indurre le persone a dare valore alla felicità portava ad un incremento, sia in autovalutazione che in rapprentazione parametrica, significativo del loro senso di solitudine.

    "Voler essere felici può rendere le persone sole", hanno concluso i ricercatori.

Un fenomeno mondiale

Gli Stati Uniti non sono l'unico paese che svolta verso la tristezza

Sebbene il World Index 2023 abbia rilevato che durante la pandemia il mondo ha sperimentato un'ondata globale di benevolenza, il senso generale di felicità dal 2019 ha ragistrato una caduta radicale a livello globale (principalmente a causa della pandemia), invertendo un trend di crescita che era iniziato nel 2007. 

    Nel Regno Unito due studi condotti presso l'Università di Reading e nel quale sono stati coinvolti 503 studenti di svariate nazioni si sono posti lo scopo di verificare se i risultati che collegavano l'eccessiva valutazione della felicità all'aumento di tristezza e depressione potessero essere osservati anche nella popolazione britannica. I dati ottenuti hanno rivelato non solo che l'associazione è vera, ma anche che l'eccessiva valutazione della felicità era associata positivamente ad una diminuzione del controllo emozionale degli intervistati e della loro capacità di concentrarsi. Gli studiosi hanno cosi’ ipotizzato che la ricerca forsennata potrebbe essere la causa per la quale quei soggetti sperimentano un grado più elevato di tristezza e depressione del resto della popolazione. Inoltre, gli studi hanno dimostrato che le variazioni interculturali svolgono un ruolo statisticamente significativo nell'espressione della condizione, poiché ha avuto un peso maggiore tra gli studenti britannici rispetto agli studenti internazionali e agli studenti provenienti da paesi a basso reddito.

    "Ciò potrebbe essere spiegato dal fatto che i cittadini non britannici e i cittadini con doppia nazionalità nel nostro studio provengono principalmente da paesi non occidentali, in particolare da culture orientali", afferma il coautore dello studio Bahram Mahmoodi Khazir. "La felicità lì è spesso associata alla pace interiore e alla contentezza piuttosto che all'eccitazione o all'euforia".

Tuttavia, le società orientali non sono immuni al fenomeno

Due studi giapponesi pubblicati dalla rivista Current Psychology nel 2022, ciascuno dei quali ha coinvolto più than 300 studenti universitari della Tokai Gakuin University e della Hiroshima University, hanno riferito che dare un valore eccessivo alla felicità era associato (sia in un preciso momento temporale che in uno studio longitudinale) a un aumento della ruminazione, un evento questo che è considerato un buon predittore di disturbi depressivi. Inoltre, dare valore alla felicità non ha favorito la capacità degli studenti di perseguirla. Invece, li ha resi più propensi a soffermarsi eccessivamente su sentimenti negativi di angoscia e sulle radici di quei sentimenti. 

Anche nei paesi del Mediterraneo si registra una situazione simile 

   Ad esempio, uno studio del 2022 dell'Università di Saragozza in Spagna, nel quale sono state coinvolte 168 donne, ha esaminato la connessione tra l'inflessibilità psicologica e quanto questa influisca sulla felicità delle persone. I ricercatori hanno cosi’ scoperto che questi due fattori avevano una relazione diretta: più una persona era inflessibile, più alto era il valore attribuito al raggiungimento della felicità e alla soddisfazione delle emozioni. E più le persone cercavano la felicità, maggiore diventava la loro inflessibilità. L'inflessibilità psicologica è una condizione clinica caratterizzata dall'adozione da parte del soggetto di strategie pericolose per evitare di confrontarsi con la propria insoddisfazione, tra cui l'abuso di sostanze stupefacenti per il piacere edonistico, una cosa questa che ha contribuito al recente aumento globale del numero di overdose da droghe e l’ascesa di nuovi comportamenti sessuali rischiosi.

   Su scala più ampia, uno studio trasversale condotto dalla rivista Scientific Reports in 40 paesi nel 2022 e che ha coinvolto 7.443 persone, ha osservato che la pressione sociale per essere felici si collega negativamente al senso di benessere, soprattutto in Europa settentrionale, in nazioni come i Paesi Bassi e la Scozia, dove la pressione sociale per essere felici è elevata.

"Gli individui che apprezzano la felicità possono avere difficoltà a regolare le emozioni positive, e quindi queste emozioni possono diventare invadenti e travolgenti".

Perché?

    "Abbiamo identificato tre fattori chiave che sono alla base di questa relazione", afferma Khazir. "Controllo dell'attenzione emotiva alterato, ridotta capacità di assaporare esperienze positive e maggiore invadenza delle emozioni positive."

    "Gli individui che danno valore alla felicità possono avere difficoltà a regolare le emozioni positive, e quindi queste emozioni possono diventare invadenti e travolgenti [e] quindi, possono finire per sperimentare sintomi di depressione," dice Christopher Boyce, un ricercatore presso l'Università di Stirling in Inghilterra che ha studiato la felicità negli ultimi 15 anni, è d'accordo. Inseguire la felicità tutto il tempo non è sostenibile, dice Boyce. "Diventa una dipendenza".

    "Piuttosto che essere in uno stato mentale presente, cerchiamo un risultato, e anche se quell'obiettivo non ci porta felicità, ci lasciamo avvolgere dall'idea che la felicità dipenda dal raggiungimento di quell'obiettivo,” aggiunge Boyce.

    Quindi, cosa si può fare per evitare che la ricerca della gioia finisca nella disperazione?

La ricerca della verità e della bellezza

La comprensione della libertà da parte dei Greci, (Che poi e’ la seconda seconda pietra di paragone della vita americana, può fornire un insegnamento comparativo. 

    I Greci personificavano la libertà sia come pharresia che isegoria. La prima era semplicemente la ricerca sfrenata della libertà mentre la seconda implicava un impegno che cambiava la vita. 

    Allo stesso modo per i filosofi greci, anche la felicità può avere una duplice natura. Può essere sia edonistica che eudaimonica. 

    Nel primo caso si parla della mera ricerca del piacere. Il secondo, (con un termine coniato da Aristotele) descrive una vita ben vissuta, governata dalla ragione, e spesa alla ricerca di qualcosa di meno fugace della gratificazione immediata. In essenza la ricerca e’ associata al benessere psicologico duraturo e interessata a coltivare virtù come la verità e la bellezza.

    "C'è felicità e felicità", spiega Boyce. "C'è la ricerca edonistica della felicità e l'impegno a coltivare connessioni personali e sociali significative", afferma. "La prima, quando insoddisfatta, porta alla tristezza e alla depressione. La seconda spinge la persona all'azione e a impegnarsi nuovamente per raggiungere i propri obiettivi di vita".

    A sostegno di Boyce arriva uno studio pubblicato in Perspectives on Psychological Science da Julianne Holt-Lunstad e colleghi della Brigham Young University,m i quali hanno scoperto che la mancanza di connessioni sociali è dannosa per la salute di una persona quanto fumare 15 sigarette al giorno. Preoccupato da questa scoperta, il Surgeon General degli Stati Uniti ha recentemente pubblicato un rapporto di 81 pagine lanciando l’allarme sull'impatto dissolutorio della solitudine sulla salute mentale.

Una ricetta per la felicità

    Boyce è interessato a comprendere le dinamiche che circondano l’insorgere del parossismo felicita’. Così, qualche tempo fa, ha lasciato tutto per intraprendere un viaggio in bicicletta di 18 mesi in Bhutan, una nazione che alcuni chiamano la "centrale mondiale della felicità" poiché ha posto il suo indice di felicità, piuttosto che l'economia, come elemento centrale dei programmi di sviluppo del paese. 

    Uno dei risultati del viaggio di Boyce è stata la pubblicazione del suo libro, A Journey For Happiness: The Man Who Cycled to Bhutan.

"La felicità che ho scoperto in Bhutan è più profonda. E’ radicata nella connessione sociale, nello scopo e nella speranza", continua Boyce. "Non esclude tristezza, ansia e anche il pianto. Infatti durante il viaggio ero spesso sul punto di rinunciare ad arrivare in Bhutan, e tuttavia, lasciando che quei sentimenti si esprimessero, potevo risalire in sella."

    È quel tipo di felicità, dice Boyce, che ispira la contentezza. E pensa che più persone dovrebbero provarla.

    La ricetta di Boyce per la felicità? Resta connesso, vai in profondità, sii pronto a lasciar andare le emozioni negative, rinuncia ai rimpianti, pianifica in anticipo, lascia che gli altri si esprimano, non lasciarti fuorviare dalla narrazione dominante, cerca la natura e sappi che ogni crisi alla fine passerà. Passano tutte. Allora sarai saldamente sulla strada della felicità, o almeno, sulla strada per trovare la contentezza.  -  PP

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